29/09/19

Povera patria. L'Italia in retromarcia.

Ci hanno rubato la possibilità di essere orgogliosi di essere italiani. Ci hanno rubato il sogno di un lavoro. Ci hanno promesso un mondo migliore mentre gonfiavano le proprie tasche con i soldi della gente che ha lavorato e lavora onestamente. Ci hanno impoveriti e fatti diventare precari. Ci hanno fatto vergognare di essere italiani e ci hanno fatto dimenticare cosa fosse veramente l'Italia. Nel mondo quando si parlava d'Italia si parlava del bel canto, del bel paese, del buon cibo, dell'arte, del diritto, della cultura, dei posti splendidi che la nostra terra ospita e custodisce. L'Italia è sempre stata lo Stile, l'Arte, la Storia, la Cucina, la Cultura, il Bello, la Qualità, la Religione. Adesso quando si parla d'Italia si dice: eh si, sono proprio italiani. E non ci si accorge che quando si sente quest'ultima affermazione rischiamo di esserci dentro anche noi nella mentalità che ha rovinato la nostra faccia. Siamo responsabili tutti. Siamo responsabili noi. Non lamentiamoci se prima noi non facciamo nulla per restituire all'Italia la faccia pulita di coloro che agiscono per il bene comune, per il senso di appartenenza, per una terra che non ha eguali in tutto il mondo. Non permettiamo più a nessuno di avvelenarci, di sporcarci, di truffarci, di raccomandarci, di avvilirci, di svilirci. Cambiamo il mondo cambiando noi stessi.

I giovani si fanno sentire! O no?

Venerdì 27 settembre 2019 a milioni i giovani di tutta Italia hanno invaso le strade delle città per unirsi al movimento avviato da Greta Thumberg. Finalmente il mondo si muove per cambiare le cose?
Possiamo sperare di vedere i giovani impegnati in una svolta civile, quella svolta che gli "adulti" non si impegnano ad attuare da ormai troppo tempo?
In quanto educatore e formatore ho tanta fiducia nelle capacità dei giovani, spesso mi capita di credere più io in loro che loro in se stessi,ma questo è quasi fisiologico alla loro età, ma Greta Thumberg sembra sapere il fatto suo, sembra conoscere anche la comunicazione e non sembra mostrare nessun dubbio su quel che può fare e dire, senza alcun problema di autostima. Ascoltarla mette in soggezione i giornalisti che parlano con lei come se fosse uno scienziato con vecchia esperienza. Sarà forse la sua capacità aumentanta a renderla così lucida e perfettamente collegata alle sue informate risposte.
Greta è mossa da una rigida intelligenza che non sottovaluta i sintomi di un mondo malato e non vuole tacere la colpevole distrazione di coloro che, per scopi meramente economici, continuano a produrre la causa dei disastri ambientali che hanno consegnato ai giovani un mondo che promette poco futuro e tanta sofferenza.
I nostri giovani sono molto più collegati alla realtà di quanto non lo fossimo noi 30 o 40 anni fa. Le nostre informazioni erano prelevate da limitate enciclopedie cartacee, dalle esperienze dei "cugini" o fratelli più grandi e qualche rivista.
Oggi i nostri giovani hanno accesso ad ogni tipo di conoscenza e questo potrebbe permettere loro una evoluzione culturale e generazionale notevole di cui hanno però poca coscienza.
La manifestazione di venerdì 27 settembre scorso ha coinvolto milioni di giovani di tutto il mondo. Una giornata dedicata a cortei nei quali tutti hanno urlato la necessità di fermare il processo di surriscaldamento mondiale.
Quindi è certo: i giovani desiderano cambiare il mondo.
Ma quello che mi chiedo è: vogliono farlo seriamente? 
E poi: chi deve cambiarlo? Lo hanno capito?
Gli adulti hanno capito chi deve cambiare le cose?
A chi tocca la decisione e l'attuazione di questo cambiamento?
I giovani sembrano essere quelli più sensibili a questo problema e proprio una ragazzina ha saputo farsi ascoltare per sottolineare la serietà della situazione.
La manifestazione c'è stata, la voce si è levata e adesso?
Chi ha il potere di mettere in atto la svolta per il cambiamento serio?
Quando chiedo ai ragazzi cosa possono fare, loro dicono di non saperlo, si sentono impotenti e spiazzati.
Personalmente dico loro che il vero più grande potere è nelle loro mani, che hanno più potere di noi adulti e che loro potrebbero veramente guidare e governare il cambiamento, ma non ci credono e pensano che non potrebbero avere la sequela necessaria.
Faccio notare loro che una ragazza di 16 anni è stata capace di attirare l'attenzione e di farsi sentire e seguire da milioni di persone ed ha avuto il coraggio di parlare davanti ai più potenti governanti del pianeta e loro mi hanno risposto che per fare una cosa simile si deve possedere la propensione.
Certo, bisogna avere maturato un forte senso di responsabilità, perché caricarsi di un impegno così grande comporta comunque una grande forza interiore per poter gestire la forte pressione mediatica che questo poi comporterà.
Quindi forse non avremo una Greta nostrana, ok, e allora non possiamo mettere in atto alcun cambiamento?
Premetto che anche io avrei un forte pregiudizio riguardo a certe affermazioni che sembrano preconfezionate, come per esempio: se vuoi cambiare il mondo comincia a cambiare tu.
Affermazione che sembra essere debole ma che ha una immensa importanza se vogliamo creare un cambiamento radicale che possa espandersi a macchia d'olio.
Cosa possiamo fare per imporre un cambiamento?
Io ho fatto le mie riflessioni e le mie deduzioni e una risposta me la sono data.
La soluzione impone una scelta comune che sia di tutti per tutti. Bisogna sensibilizzare tutti perché tutti comprendano la necessità di una scelta personale in comunione con gli altri.
Ma quale tipo di scelta? Cosa può muovere i potenti e le multinazionali verso i nostri interessi dato che i loro interessi sono lontani dai nostri?
Noi un potere lo abbiamo. Se loro sono potenti è perché noi gli abbiamo dato il potere e possiamo toglierglielo se solo agissimo collettivamente.
Ci serve una voce che indirizzi i comportamenti collettivi per guidare il cambiamento. Si può fare con il coinvolgimento delle coscienze di tutti.
Il nostro potere principale è quello economico e possiamo dettare il cambiamento se siamo disposti a rinunciare a parte del nostro non necessario benessere.
La nostra economia è la loro economia e noi non ce ne rendiamo conto.

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